26 agosto 2012
Attorno ad una bella ragazza gironzolavano, ai miei tempi, più pretendenti. Ma solo se libera e non fidanzata. Cessava la manovra di aggiramento nel momento in cui la si vedeva accompagnata. Una forma di rispetto, arcaica, se volete, ma che rispondeva all’etica del momento o, per chi è cattolico, al decimo comandamento. Trasferiamoci ai giorni d’oggi ed estendiamo il concetto. Ma possibile che non vi sia alcun rispetto per i naturali detentori dei Bronzi di Riace? Possibile che chiunque possa arrogarsi il diritto, presunto, di parlare, come se nulla fosse, di trasferimenti, collocazioni, viaggi e mostre, in qualsiasi parte del mondo? Quasi che le opere di Riace fossero delle donne o degli uomini di facili costumi? Quasi che tutto ciò che attorno ai Bronzi vi è, in termini di città, popolo, uomini di cultura, non conti nulla. Bronzi, patrimonio dell’umanità o res nullius? Qualcuno si è mai sognato, forse, di rivendicare il diritto di trasferire la Gioconda o il Davide di Donatello? Messe così le cose, diciamocelo chiaro, c’è odore di qualunquismo e di pressappochismo. E chiaro che la domanda è pleonastica. L’argomento è da trattare in altro modo. Se tanti, anche sindaci, assessori, sottosegretari ed addirittura ministri, avanzano pretese, lo fanno perché evidentemente noi glielo consentiamo. Come? Esportando in tutti i modi possibili una immagine negativa della nostra Terra, quale non è. La dipingiamo, anche nei nostri discorsi, come terra di mafia, dove lo sviluppo e impossibile, dove la vita è grama, dove la politica è corrotta e poco ci manca, che se vai in giro, devi avere la colt alla cintola. Poi, ci aggiungiamo che la cultura non esiste e che sono poche le cose, di prestigio, di cui disponiamo. Facciamo a gara a denigrare. Per vendere di più apriamo i nostri telegiornali e le nostre prime pagine con le notizie più nere possibili. Anche la stampa online non si discosta. È come se fossimo impegnati ad autodistruggerci. Certo, nessuno mente. I delitti non mancano, la mafia imperversa e la politica si sporca. Ma chi metterebbe in mostra quanto di peggio possiede senza cercare di eliminarlo, sostituendolo con i gioielli di famiglia? E non solo in senso materiale. Ora, se noi continuiamo a presentarci così male, come possiamo pretendere che chi non è mai venuto dalle nostre parti a toccare con mano, non cerchi di portare via ciò che ritiene essere posto in cattive mani? lo non grido allo scippo. Il sindaco di Firenze o lo storico Cardini (e non sono i soli), che non conoscono Reggio, pensano di “salvare” i Bronzi da un branco di incapaci (così ci autodescriviamo) che hanno abbandonato le statue del quinto secolo a.c. in un cantinato, in una terra dove si pensa ad altro che non alla cultura. Forse Renzi non solo non conosce la nostra Città ed i suoi uomini migliori, ma, probabilmente non conosce neppure la Storia e le origini della nostra cultura. Della qual cosa non abbiamo merito ma, pur sempre, ne abbiamo ereditato attraverso il DNA, i lati positivi. Allora, senza erigere barricate, produciamoci in uno sforzo collettivo. Istituzioni, associazioni, cittadini. Cominciamo, ed io lo faccio nella qualità di assessore alla cultura della provincia, ad invitare ufficialmente Renzi a visitare Reggio, subito. Lo accompagnerò, certamente con il presidente della Provincia ed la sovrintendente, a vedere il nuovo Museo della Magna Graecia, sia pur in allestimento. Poi lo condurrò a Taureana al parco archeologico, a Bagnara al museo della Chiesa del Carmine, poi in quello di Gioia Tauro e Medma a Rosarno passando per la zona di San Giorgio Morgeto e Cinquefrondi. Attraverso la mulattiera dei due mari, lo condurrò a Gioiosa per fargli vedere cose che nemmeno si sogna nella sua, pur ricca, Firenze. Gli descriveranno, i nostri giovani jonici, il Parco del Naniglio coi suoi mosaici della Villa Romana e l’annessa cisterna, databile a secoli prima di Cristo. E poi Casignana, Porticello, Locri, Monasterace col suo Drago. E se non bastasse, avremo tanto altro da fargli vedere, per lasciarlo a bocca aperta, come sono rimaste le migliaia di persone che, venute da tutte le parti del mondo, hanno superato le insidie della autostrada A3, della statale Jonica 106, dei costi esorbitanti dei voli da e per Reggio, dei pidocchi sui treni del Sud… e di ogni altri ostacolo messo su, da chi considera la Calabria una fastidiosa appendice di un’italia che, per distogliere l’attenzione dai veri problemi, affida a questioncine da strapazzo, il compito di creare ammuina. Ispirandosi al grido della marineria borbonica che invitava gli equipaggi a creare baraonda sulla nave per confondere la soverchiante forza nemica. Se tutti noi ci muovessimo per abbattere le difficoltà logistiche per raggiungere la nostra Città e la nostra Provincia, se smettessimo di difendere campanilisticamente i nostri tesori, solo quando qualcuno avanza l’idea di appropriarsene, se valorizzassimo i Bronzi, come tutto quant’altro possediamo, nessuno mai si sognerebbe di… tentare un furto impossibile. Creiamo un caveau culturale, con tanto di chiavistelli civili ed impianti di allarme sociale. Saranno appetibili, ma inamovibili per destinazione! Se il primo desiderio del Maestro Muti, appena giunto a Reggio, è stato quello di vedere le nostre Statue… e se dunque è venuto lui, attratto dalla cultura giovanile calabra… lo può fare il resto del mondo! Magari, accompagnandosi a Renzi, Cardini, Settis e tutta la cultura italiana