20 maggio 2012
Quando accadono eventi incomprensibili come quello di Brindisi, paradossalmente assistiamo ad una incredibile valanga di supposizioni, spesso apodittiche, che mal si confanno con l’ermetismo dell’accaduto. Tutti sanno, di non sapere. Per capire cosa sia passato nella mente contorta di coloro/ colui che ha messo in atto un crimine, semplicemente inumano, dovremmo andare oltre il nostro parametro, il nostro comune sentire. Il che è del tutto improbabile se non addirittura irrealizzabile. Se le motivazioni di questo gesto sono diagnosticabili con le più disparate supposizioni, tutte giuste ed al tempo stesso errate, i rimedi sono l’unica cosa sulla quale potremmo trovarci d’accordo. C’è un solo modo per reagire compostamente, dopo il momento del dolore collettivo e della vera e propria rabbia che ha colpito ogni uomo che possa dirsi tale, è quello di rifugiarsi nella convinzione assoluta che solo la promozione della cultura potrà arginare questo revival della violenza. E questo lo ha capito anche la malavita organizzata. Ahimè. Infatti, quale che sia la matrice, gli obiettivi ultimi nella mappa degli interventi delittuosi contro il progresso e la libertà collettiva, perpetrati dalla malavita organizzata, mafia, ‘ndrangheta, pseudopolitica, sono – guarda caso – i templi della cultura. A Brindisi come a Reggio. Non trovate analogie? In Puglia si profana una scuola, si terrorizza il luogo simbolo dell’apprendimento, in Calabria si incendia un sito dove si attinge a piene mani il sapere nelle sue varie forme, il centro Cartella. A noi tutti il compito di erigere barricate contro questi attacchi, proditori e profondi, alla nostra stessa libertà. È in atto una vera e propria strategia di demolizione dei baluardi formativi della cultura popolare. Una sorta di attacco nei luoghi di formazione, perché tali non siano più. Laddove si forma il pensiero, nasce la libertà di un popolo e la libertà significa democrazia, quieto vivere, rigetto dell’illegalità, intolleranza al crimine ed alle prevaricazioni. In un paese senza focolai culturali vince l’ignoranza, madre del caos, dove chi non si riconosce nelle leggi civili, regna e si impone. Brindisi non sia dimenticata! Ora è il momento del pianto per quelle giovani vite spezzate. ll momento della solidarietà. Ma perché non siano solo liturgie, organizziamo una congiura virtuosa sotto la bandiera comune dell’evoluzione culturale. La conoscenza, la riscoperta di luoghi, patrimonio inesauribile dei nostri territori, la convivenza ed il confronto anche dialettico siano gli elementi aggregativi. Se riuscissimo a creare, attorno ai vari aspetti della cultura, un lavoro comune, riscopriremmo un sopito piacere di vivere, e creeremmo una fortezza inespugnabile ed impenetrabile alle devianze sociali. La cultura è come un cristallo. Esposto alla luce riflette i colori dell’iride. Diversi. Ognuno di essi ne rappresenta un aspetto. Dallo sport, al teatro, dalle conoscenze pratiche a quelle filosofiche, dalla musica, all’agricoltura, all’artigianato, tutto ne fa parte. Ognuno è abilitato a percorrere una di queste vie della luce. È una strada in salita, costa fatica, ma ci ritroveremo in tanti. Noi rappresentanti di una antica, quanto stoltamente messa in discussione, istituzione, siamo su questa via. Raffa e la sua Giunta condannano le follie malavitose, ma non si fermano alla mera esternazione. Producono atti perché gli aspetti culturali, in uno con quelli legalitari, siano al centro dell’attività politica. Coi fatti. Valga a mo’ di esempio, la richiesta alla Magistratura, cui va un incondizionato plauso, dell’esposizione dei quadri confiscati al malaffare reggino. Un evento che coniuga legalità e cultura. Si restituisce al popolo ciò che gli è stato proditoriamente sottratto, scoraggiando chi non vuol capire che lo Stato (noi) è più forte dell’anti stato. Non possiamo restituire la vita alla giovane di Brindisi ma possiamo “vendicare” la sua morte ingiusta, ridando dignità alla condizione umana. Dignità prima di tutto. Con la cultura della vita