23 aprile 2012
La nostra Provincia è, davvero, una miniera di sorprese positive. Non riesco a capire come non si voglia ammettere che sarebbe ora di smetterla di esportare solo i lati negativi della nostra terra. Apro i giornali, anzi basta solo la prima pagina, guardo la televisione, e vedo a tutte le ore, molti calabresi impegnati a parlare, parlare parlare di mafia, di ‘ndrangheta, di come è organizzata, di come rispetta le sue pseudo regole, di come si accorda con la politica e via via sui suoi usi e costumi. Il tutto come se fosse l’unica cosa di cui si debba e si possa parlare quando c’è di mezzo la Calabria e la provincia di Reggio in particolare. Non mi pare che questa propaganda abbia dato un gran che di risultati. Hanno fatto molto di più quella parte della Magistratura che combatte in prima linea, senza stare nelle retrovie blateranti, e le Forze dell’Ordine. Molto meno la politica. Anzi. Dunque perché non continuare a combatterla affidandosi a chi ha dato frutti, lasciando stare questa stramaledetta propaganda negativa? Come si vuole che si guardi a questa terra, se la si dipinge solo e soltanto come luogo di perdizione, di violenza e di intrigo? Come si vuole che qui si venga a fare turismo o che i giovani del Nord vengano a popolare le nostre Università, come noi abbiamo fatto e continuiamo a fare con le loro, da decenni? Mi domando, sempre più irritato, perché non viene diffusa la positività enorme di cui è pervasa questa meravigliosa terra, che ci ha dato i natali. Ieri, domenica. Sono le undici. Una piazza, la più bella di Reggio. Cinquanta giovani di Polistena, armati, conquistano la città capoluogo. Armati di strumenti musicali. Appassionati, eleganti, diretti da un composto maestro, orgoglioso di essere a capo di uno storico complesso. Ambasciatori del loro bel paese pianigiano, omaggiano le centinaia di cittadini accorsi, con una musica coinvolgente. Applausi e consensi a piene mani. Una bella pagina di calabresità, di cultura, di amicizia. Chi ne parla? Chi va a dire che questa è Calabria? Pomeriggio. Andiamo a Palmi. Regione, Pro- vincia, Comune, Soprintendenza, associazioni locali, parlano di archeologia, di scuole di scultura, di siti di interesse storico. Si preparano iniziative sui Vinalia e sui Castra Romanorum. È Cultura ad alto livello! Chi ne parla? Chi va a dire che questa è Calabria? È Sera. Andiamo a Grotteria. Attraversiamo la Limina. Ci accoglie un Sindaco, Loiero, felice di far conoscere il suo paese. Attento, orgoglioso, gli brillano gli occhi quando ci accompagna per i viottoli che sprizzano storia da tutti i mattoni. Ma c’è la sorpresa. Qui, a trecento metri sul livello del mare. Poco più di 3000 abitanti (negli anni 60 erano 13.000) tutto ti aspetti meno che di trovare un teatro! Piccolo ma accogliente. Sul palcoscenico il grande Eduardo. De Filippo, naturalmente. Tanta gente. si apre il sipario. Già dalle prima battute ti accorgi che non hai affrontato invano gli ostacoli della A3. Una compagnia degna dei più grandi teatri amatoriali del mondo. Un titolo da far tremare i polsi. La Filumena Marturano. ll massimo del teatro napoletano! In versione calabrese! Un miracolo, un connubio meraviglioso. Una interpretazione sublime. Tutto il pubblico col fiato sospeso, per la grande carica emotiva e per l’atmosfera creata da una compagnia stupenda. Tutti tesi a dare il massimo. E ci sono riusciti. La vera rivelazione: i due interpreti principali. Una Filumena che evoca la grande Regina Bianchi con Chiara Femia ed un Don Mimì, sicuro e credibile, con Raffaele Cagliuso. Chiara e Raffaele insieme a tutti gli altri, nessuno escluso, si sono immedesimati talmente nella parte che, durante i tre atti, i fazzoletti erano nelle mani di molti… e non per soffiarsi il naso. Che bella esperienza. Tutta calabrese. Che paese sano, pulito è Grotteria! Bravo Sindaco, bravi ragazzi! Questa è Calabria! Questo è ciò che dobbiamo esportare. Questo sulle pagine dei giornali e nei discorsi sulla nostra terra! Tutto ciò di cui possiamo andare orgogliosi!