Il battesimo del Cilea, non mi risvegliate!

19 aprile 2009

Sto sognando. Sto ancora sentendo il brivido di chi vede, finalmente, realizzato un sogno. Addirittura un sogno, non solo a colori, ma con tanto di colonna sonora. Ve lo racconto. Chissà che non vi suggerisca qualche numero vincente. La scena si svolge nel tempio della cultura della città metropolitana dello stretto: il teatro intitolato al palmese Francesco Cilea. I protagonisti? Gente nostra. Di nascita, di origini, di temperamento. Ed anche di nome: Giuseppe, Mario e Serenella. Assieme a loro tanti altri, ospiti francesi, tedeschi, d’altre parti d’Italia, catturati tutti dal calore reggino e dalla passione per la musica di questo popolo cui, per anni, è stato tolto il diritto al Teatro! La colonna sonora? Sublime. Per lo spartito, per la direzione e soprattutto per l’esecuzione di un’orchestra che definire commovente, è dir poco. Il sogno continua. E vedo, sempre a colori, tanto che mi sembra di toccarli, giovani addirittura bambini muoversi sul palcoscenico con grazia, eleganza e con un talento inimmaginabile. E poi sento applausi, e applausi ed ancora applausi. Mi sveglio per le grida di bravo! Grande! Sublime I Bis!… e mi accorgo di aver sognato ad occhi aperti. Mi ritrovo nel teatro della mia Città, riconosco gli amici, quelli che incontro per strada, qualche collega politico – pochi in verità – ma che c’entra, la cultura è solo una parola da usare per addolcire il politichese, con aria di sufficienza, perchè il teatro fa scena solo se si va con i blue jeans strappati, perché si deve pensare al consenso, e qui se ne raccoglie poco! Fa nulla! C’è tempo per la redenzione. L’importante è che mi ritovo al Cilea. Quello vero. Quello che la Città vuole. Quello che la cultura impone. Senza mezzi termini. Ieri sera, 18 Aprile del 2009, è stata scritta la più bella pagina della lirica reggina. Ieri sera il Cilea, ha riconquistato il suo ruolo di grande teatro, dopo essere stato profanato da dilettanti allo sbaraglio, affaristi e mezze calzette. E tutto con gli ingredienti del posto! Made in Reggio Calabria! Con gli inserimenti d’uso. Un bell’esempio di quanto si possa e si debba realizzare d’ora in avanti. La coraggiosa scelta di Serenella Fraschini, del Werther di Massenet aveva destato qualche perplessità, anche da parte mia, sulla recettibilità da parte del pubblico reggino. Nulla di più sbagliato. Reggio si è rivelata una platea dall’orecchio attento e raffinato. Non un applauso fuori posto. AI calar del sipario, un tripudio ed una soddisfazione generale e, non poteva mancare, qualche occhio lucido. Di commozione, di ammirazione ma anche di rabbia: quante volte lo abbiamo detto che da noi si può fare teatro e si possono ottenere grandi successi, solo che lo si voglia e si lasci lavorare chi lo sa fare? Gli ingredienti del successo sono sempre tanti. Esso si costruisce attorno a qualcuno o qualcosa. Ieri l’artefice, il sacerdote che ha battezzato il Cilea convertendolo al buon gusto, alla bravura vera ed al successo meritato, ha uno ed un solo nome: GIUSEPPE FILIANOTI! Un grande! Un artista che il Mondo ci invidia. Un Reggino doc. Una voce stupenda, calda, appassionata, calabrese, meglio… reggina, una presenza scenica da far rabbrividire Melpomene stessa. E probabilmente è la Musa che iersera ha ispirato il “nostro” Giuseppe che è andato oltre ogni ragionevole aspettativa. Ha interpretato Werther come neppure Massenet avrebbe potuto chiedere. Drammatico, razionale e folle al tempo stesso, austero, Filianoti ha coinvolto il pubblico che non ha potuto fare a meno di osannarlo con un applauso lungo, caldo ed affettuoso come mai sia stato tributato qui a Reggio! Chi ha pensato di non essere presente alla più bella messinscena, mai vista al Cilea, ha davvero perso una grande occasione. Ma c’è ancora tempo per rimediare, Lunedi si replica. Filianoti, il soprano, il mezzosoprano, tutto il cast, meritano il tutto esaurito, così come, meriterebbero la presenza della politica reggina al gran completo, soprattutto di quella fautrice della Città Metropolitana. Come ci si può candidare a svolgere un siffatto importante ruolo, se chi sta nelle stanza dei bottoni, non partecipa ai grandi eventi culturali, quelli veri? Sono certo che domani sera ad applaudire Filianoti, Guingal, De Carlo, Fraschini, il coro ed i bravissimi giovani di Roberto Caridi e la nostra magnifica orchestra, ci saranno il Sindaco, al quale, da consigliere comunale mi permetto di proporre il conferimento, domani stesso, al calar del sipario, del Sangiorgino d’oro per Giuseppe Filianoti, quale ambasciatore della città di Reggio nel mondo immenso della Lirica (voglio sperare che il titolo di ambasciatore non sia solo riservato ai giocatori di calcio che parlano in dialetto). Ma non potranno mancare i presidenti Bova e Morabito, gli Assessori, i Consiglieri e certamente non ci si dimenticherà di invitare i Sindaci di Villa e di Messina, consorelle metropolitane. Lasciare i palchi delle Autorità vuoti non è da Metropoli! È tempo di stanare chi ama la città veramente. Non etichette, ma fatti. E la cultura è un fatto. Concreto. Metropolitana in tutto, non solo negli slogan! Domani sera, tutti a Teatro per celebrarne la rinascita. Le nostre telecamere ci saranno, come sempre, per l’arte, ma anche per far vedere al popolo chi c’è e chi non c’è.

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