8 maggio 2020
Non è certo l’anno favorevole per Favazzina. Il Borgo con millenni di anni di storia entusiasmante, registra oggi l’ennesimo fatto che le sottrae un vero e proprio pezzo di identità. Non è la meravigliosa spiaggia portata via da un mare crudele, nè l’abbandono totale in cui si trova da decenni una delle località più gettonate della Costa Viola. Questa volta si tratta di un Uomo. E che uomo. Un padre, un marito devoto, e – per non tradire la sua immensa calabresità – un imprenditore che ha fatto della sua vita una missione, per rimanere caparbiamente attaccato alla sua Terra, sfruttandone decisamente con orgoglio, le sue qualità naturali. Ai limoni di Favazzina, Don Peppino Fucà, ha dedicato la sua tenace vita. Con uno spremiagrumi di plastica da poche lire, col vecchio sistema della salamoia, e con l’aiuto della moglie e delle splendide brioches, la cui cottura inondava col suo profumo tutto il borgo, alle quattro del mattino dei mesi estivi, il Mago delle granite iniziava la sua carriera di creatore dei gusti più ricercati delle migliori granite del Sud d’italia. Piano piano, con l’assoluta genuinità di un prodotto ricercato, prima da centinaia e poi da migliaia di turisti e di indigeni, ha creato un richiamo formidabile, ricostituendo quella identità cultural-gastronomica, emblema della rinascita di quello che fu il paese della cereria della Diocesi di Reggio e Napoli, del mulino più rinomato della zona e del pastificio ad esso legato. Don Peppino, l’inventore della trovata più vicina all’uovo di Colombo che si sia mai inventata, l’acqua freddissima!, mancherà a tutti noi per la sua bonomia, per la sua grande signorilità, da uomo d’altri tempi, amante delle buone maniere, come del rigore che si addice agli uomini veri di Calabria. Peppino ha servito la sua terra come altri mai. Docile coi bambini, molti dei quali sono cresciuti con le sue granite, ricordava di ognuno, magari oggi affermato radiologo o internista, il gusto preferito e… guai a non accettare la sua amichevole e garbata offerta della prima granita dell’anno! Avremmo voluto fosse immortale, anche se le sue granite, per mano dei figli, proseguiranno il loro cammino, soprattutto se una dannata burocrazia consentirà la sistemazione di una spiaggia distrutta da un vero maremoto nel dicembre scorso. Sinceramente, ci sarebbe di che scoraggiarsi: due eventi naturali, la morte di Don Peppino con i suoi meravigliosi novantanni, e la distruzione di tutta la spiaggia! Forse il Mago delle granite non ha resistito a vedere il suo borgo scomparire ed ha voluto andarsene per non registrare l’incuria dell’uomo, governare per anni tra il silenzio più assoluto, l’assuefazione, la sopportazione, e peggio, il maledetto clientelismo da vassalli che mandano avanti chi non ha mai fatto nulla e non farà mai nulla, tranne che l’occupare posti di potere. Effimero quanto mai. La burocrazia si lotta a colpi di prese di posizione dure, talvolta veementi, contro ogni mafia soprattutto quella che alberga in ogni dove, tra la burocrazia, la politica, la gente che potrebbe e non fa, per tenere sempre le redini del non fare e non far fare. Ma Don Peppino non merita tutto questo e Favazzina si sta risvegliando e sta gridando a gran voce il suo diritto a vivere. Un agguerrito Comitato è sorto, forte dei suoi diritti e della assoluta volontà di non piegare la testa. Comitato che in tutte le sue componenti si stringe, non potendolo fare materialmente, attorno al simbolo, oggi scomparso, della rinascita del Borgo ed alla sua famiglia, con commozione e rispetto umano. Non sarà facile, ricostruire vincendo una burocrazia ed un pregiudizio che ha sempre colpito maldestramente Scilla e Favazzina, ma don Peppino lo merita, con tutti quelli che sulle orme del grande artigiano della granita, fanno ogni anno sacrifici inenarrabili nei lidi, meta di tanta gente, nei luoghi di ristoro, dove trovi il sorriso ad accoglierti, anche se non sei nessuno. Il Comitato e la popolazione pretendono la ricostruzione di Favazzina. Tutti lo dobbiamo a Don Peppino ed alla sua memoria. Da quaranta anni frequento il Borgo, nello scrivere queste righe gli occhi mi si riempiono, non me ne vergogno, ma Don Peppino Fucà era Favazzina. Ciao Mago!