21 gennaio 2019
Matera. Capitale europea della Cultura. La salutiamo con orgoglio italiano e segnatamente del Sud. Anche Reggio Calabria partecipò alla selezione che vide la città lucana aggiudicarsi questo grande privilegio grazie al Prefetto dell’epoca, Vittorio Piscitelli. Una disputa impari perchè ci presentammo con le armi spuntate. Non era il periodo migliore. Non era e non è, e non Io sarà mai, se non ci si rende conto che il grande patrimonio culturale, ambientale, paesaggistico, di cui la nostra città è dotata, deve essere messo a frutto. È come avere un grande tesoro e non saperlo utilizzare, ma chi, come, dove, quando? Chi? Tutti. Gli amministratori, i politici, tutti coloro che prendono senza dare nulla. Chiedono ed ottengono consensi, ma non restituiscono niente in termini di difesa e valorizzazione della Città. Anzi, fanno come certi uccelli: mangiano, sporcano e volano via. I cittadini devono unirsi più che contrapporsi, amarsi più che odiarsi, come purtroppo sono adusi a queste latitudini, e non si offenda nessuno ma è questa l’amara verità. Qui ci si contrappone per ogni cosa ed il più delle volte senza offrire alternative, senza dare suggerimenti. Qui si è d’accordo… o in disaccordo… a prescindere, per dirla col nostro Pino Toscano. Se siamo della stessa squadra, qualunque tua proposta è buona, ma se militiamo su rive diverse, l’avversario è un nemico da abbattere anche se propone cose che, in cuor mio, approvo. Questa filosofia è il peggiore veleno per la democrazia, ma soprattutto per lo sviluppo del territorio. Come italiano, anche perché non conosco l’invidia in nessuna delle sue forme, esulto per la grande serata dedicata alla inaugurazione del lungo periodo dedicato a Matera, città della Cultura, ma il mio pensiero di calabrese e di reggino, in special modo, non può non riportarmi al 31 luglio del 2012 ed al mese della cultura promosso a Reggio Calabria con 700 eventi di gran pregio. Senza quattrini. Non posso non ricordare la proposta fatta alla politica locale, che vorrebbe promulgare una sorta di sanatoria per tutti coloro i quali detengono in casa, magari impropriamente perchè lo hanno ricevuto in eredità, un qualcosa di archeologicamente, storicamente rilevante, e lo offrano gratuitamente al patrimonio pubblico. Ne deriverebbe certamente un grande museo storico, archeologico – si pensi alle numerose anfore che andando a casa di amici troviamo nei loro salotti – a costo zero e di gran richiamo. A Matera hanno fatto una cosa simile. Noi pensiamo, parliamo e gli altri fanno! Magari anticipiamo i tempi, ma poi i soliti lucignoli ci bocciano. Ma il sentimento più forte, accompagnato da un po’ di rabbia civica, mi coglie nel pensare che si è gridato al grande scoop, all’evento mai visto di 2019 musicisti che hanno intonato “l’Inno alla Gioia”, identità dell’Europa! Titoloni di giornali, apertura di tg nazionali e grande enfasi. Giusto, Bello. Ma ricordate la sera di quel Luglio quando senza grandi sponsorizzazioni, con pochi mezzi, ma con tanta caparbietà, Reggio Calabria ha suonato al mondo con i suoi 1000 musicisti, cosa mai vista, l’inno di Mameli, diretto nientemeno che da Riccardo Muti? Fate il paragone. Guardate l’ordine, la coreografia, il grande tricolore fatto di giovani che alla fine hanno levato al cielo, spontaneamente, i loro strumenti. Perchè neppure la stampa, adusa a mettere in prima pagina, omicidi, truffe, bombe e quant’altro di pessimo che pur esiste, non ha quasi mai sottolineato il magnifico che pur c’è? Perché non dire che anche qui si può? Cosa manca a Reggio per diventare capitale europea della Cultura? Niente. Solo la volontà collettiva. E sarebbe ora di farla venir fuori, mandando al diavolo gli ostacoli veri o presunti che ci sono!