5 ottobre 2018
So benissimo che bisogna commisurare ciò che si vorrebbe con ciò che si può realmente realizzare. Tutti vorremmo la Luna! Ogniqualvolta si esce da questo dettato della logica, si sbaglia. Vale per il singolo e per la collettività. D’altra parte la voce del popolo, che val bene sempre seguire, consiglia di non fare mai il passo più lungo della propria gamba! Reggio l’ha fatto. Ahinoi, tante volte. Nel campo sportivo soprattutto. I risultati sono stati disastrosi soprattutto per alcuni. Senza mezzi termini, al mio solito, mi riferisco alla Viola anni 90, allorquando progetti faraonici aleggiavano a discapito di quei pochi, oggi dimenticati, che ci hanno rimesso del proprio somme importanti. Ma questa è la storia. Oggi siamo passati dal lato opposto, e come è noto, i due estremi si toccano. Oggi ci si accontenta di tutto, anche del de minimis. Fortunatamente ci sono forze sane che non si lasciano andare al sentir comune dell’assuefazione in basso. Vengono, però, avversate da quelle entità reazionarie che vorrebbero primeggiare nei fatti, godendo della accondiscendenza che li attornia. Questi pretendono che la gente si accontenti, e basta. Un esempio? Il Teatro Cilea! Mi domando se la città abbia il diritto di sapere nelle mani di chi sia questo magnifico tempio della cultura reggina. Del Comune, del Sindaco? Non mi pare proprio. Di fatto, no di certo. Provate ad organizzare qualcosa e vedete sotto quali forche caudine siete costretti a passare. Entità astratte, non codificate, evanescenti, ma quel che è peggio, se non addirittura inaccettabile, dettano leggi e dispongono del Teatro come fosse casa loro, tanto da detenere le chiavi! E qui dovrebbe occuparsene chi di dovere. Il dramma culturale oltre che di legittimità lo viviamo nel doverci, per forza, accontentare delle raffazzonature. Il 4 ottobre il Cilea ha ospitato un concerto la cui grandiosità è difficile immaginare se non si è stati presenti. Il Conservatorio ha regalato alla città interpretazioni da far invidia ai migliori teatri del mondo. Davide Alogna col suo magico violino, Simonide Braconi con la viola e Luca de Muro con il suo fantastico violoncello, hanno interpretato Mozart, Camille Saint Saens come solo i grandi musicisti sanno fare. Da brivido. Non ha fatto da cornice ma ha svolto il suo ruolo da coprotagonista, una orchestra del conservatorio in grande spolvero, diretta da un maestro giapponese Chikara Imamura dal talento indiscutibile. Merito di una direzione del Conservatorio e di una presidenza, assegnate a persone capaci e competenti, come è giusto che sia. Il tentativo, mal riuscito, di incrinare la serata lo dobbiamo all’entità spirituale sconosciuta ai più, che governa, nei fatti, il Teatro. Entità che non cura certo l’arte e la qualità, ma che evidentemente risponde ad altre esigenze che non sono quelle che un Teatro di rango dovrebbe perseguire. In ogni dove, nei concerti strumentali dove l’orchestra occupa il palcoscenico e non la buca, quest’ultima viene coperta per consentire un avanzamento della massa orchestrale al fine di favorire una migliore percezione della musica, protagonista. Orbene, la sera del 4, la buca è rimasta scoperta e l’orchestra indovata al fondo del palcoscenico perché qualcuno, potente quanto mai, che percepisce somme indebite, ha deciso così… contro il parere del Conservatorio stesso. Così è se vi pare! A noi non pare proprio che ciò sia giusto. Basta con queste meschinità che rovinano le cose belle. Basta con i balletti senza orchestra. A Reggio abbiamo professori che molti ci invidiano. Basta con la concessione del Teatro a chicchessia. Basta con l’assenza di personale qualificato nella struttura simbolo dell’arte reggina. Basta con le cose mediocri. Reggio pretende il giusto. Non le cose faraoniche, ma almeno ciò che ha sapore di cultura vera e non raffazzonata. Al Sindaco il compito di prendere in mano la situazione e far sentire il polso fermo di chi difende i cittadini dai surrogati. Fuori i mercanti dal tempio! Non siamo gente di serie B e siamo stanchi dei soprusi. Anche questa è legalità e cultura. Post scriptum. Per tacitare a priori i soliti noti, non mi candido a dirigere il Teatro in nessun modo. Non ho le competenze tecniche, né artistiche. Qui ci vogliono professionisti di chiara fama del settore.