Gratteri e l’ipocrisia istituzionale

20 gennaio 2016

Ho atteso qualche giorno, prima di esprimermi su quanto, recentemente, accaduto al giudice dr. Nicola Gratteri. Un fatto di tale gravità, da fare indignare ogni persona perbene. Ogni padre di famiglia si è sentito al posto del Magistrato, quale che sia la sua professione, il suo ruolo nella società. Ognuno ha sentito un brivido alla schiena al solo pensiero che la malavita organizzata, la ‘ndrangheta, aveva alzato talmente il tiro, da minacciare in modo così vigliacco, un padre di famiglia ancor prima che un giudice. D’altra parte, da gente che non può che definirsi sterco della società, cosa ci si può aspettare di diverso? Indiscutibilmente, la reazione è stata unanime. Allora, mi sono chiesto perchè la pioggia di solidarietà, riversatasi come una valanga sul coraggioso magistrato reggino, non si sia manifestata anche in altre occasioni, che lo hanno riguardato. Anche perché si è fatto a gara a sottolineare che Gratteri è il più profondo conoscitore della ‘ndrangheta, è quello che ha condotto le indagini più serie e pericolose contro le cosche tremende della jonica reggina. È quello che ha dimostrato che il traffico internazionale di stupefacenti è, di fatto, in mano alla ‘ndrangheta calabrese. È quello che ha denunciato che l’Euro è divenuto – grazie al suo taglio di alto valore specifico – la moneta ufficiale nei traffici internazionali di cocaina. Con il coinvolgimento di Stati e Banche. È Quello che ha fatto nei suoi libri, nomi e cognomi, non solo di mafiosi, ma anche di colletti bianchi, zone grigie e di tutti i colori. È Colui il quale ha saputo, novello Sciascia, mettere sotto accusa l’antimafia di professione. Non ha blaterato, non ha mai accusato ingiustamente, non ha mai osannato la Stampa al solo scopo di assicurarsi le prime pagine immeritate e scoop da Corriere dei Piccoli! Lui, le prime pagine se le è conquistate con il rischio, con la competenza, con la professionalità del vero Magistrato, al pari di molti suoi colleghi, certo, ma non di tutti. Peppe Baldessarro, un giornalista serio, che stimo, ma non per questo non gli attribuisco errori di valutazione, che hanno talvolta arrecato danni di immagine alla sua e nostra terra in termini di pregiudizi da lui indotti e di difese ad oltranza di alcuni suoi colleghi indifendibili, ha scritto una stupenda riflessione su Gratteri, definendolo rigoroso ed implacabile, ma mai al punto di usare scorrettezze, neppure contro i delinquenti incalliti. Li ha fatti arrestare, condannare, ma mai ha infierito su di loro o, peggio, sulle loro famiglie, se non coinvolte, ed è sempre stato corretto, anche contro chi non lo meriterebbe. Ma il vero Magistrato non è né dispettoso, né vendicativo: si riconduce alla Legge. E basta. Tutto questo però si è scatenato, allorquando Gratteri è stato colpito negli affetti più cari, sia pure con una minaccia tremenda. E prima? Perché Gratteri, Ministro della Giustizia fino all’ingresso di Renzi al Quirinale, ne è uscito semplice Magistrato, anche se blasonato? Entrava Papa ed è uscito Cardinale. A chi dava fastidio la nomina di una persona competente nel Dicastero più delicato? E ora perchè si vocifera l’assegnazione di Gratteri a Milano? O a Catanzaro? Per metterlo in condizioni di non nuocere? Alla mafia, ovviamente! Ma come? Conosce la ‘ndrangheta come nessuno mai, e lo mandiamo a Milano? Certo, anche li ci sono filiali attrezzate della malavita, ma è qui il sancta sanctorum, come negarlo? È un sillogismo al contrario, che non regge. E allora, tutti coloro che si sono mossi per manifestare solidarietà, che non costa nulla e vale esattamente la stessa cosa, si diano una mossa, perchè Gratteri continui da più alto gradino, meritato, la lotta che conduce, con chiaro successo, da una vita. Altrimenti sorge un dubbio. Scontato. Promoveatur ut amoveatur?

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