9 dicembre 2015
La morte è sempre la più difficile delle prove alle quali l’uomo è sottoposto. Ma quando questa riguarda un figlio, o come in questo caso una figlia, diventa un insopportabile dramma, lenito solo da una profonda fede e da una forza interiore che non viene, certo, per l’occasione, ma è frutto di una vita dedicata alla famiglia, allo Stato, alla Società con grande passione, pulizia morale e religiosità. Francesco Musolino, già prefetto di Reggio Calabria, grande uomo di Stato, conosciuto ed apprezzato ovunque abbia rappresentato il Governo, ha provato cosa tutto ciò significhi. Ha perso la sua Annalisa. Aveva solo 33 anni. Una figlia garbata, senza grilli per la testa, cresciuta con particolari principi, frutto degli insegnamenti di due genitori esemplari. Non ci sono parole che possano risultare sufficienti a lenire il dolore struggente che attanaglia chi, impotente, deve assistere alla lenta ed inesorabile scomparsa di una persona cara, ci si può solo appellare alla Fede, ed al conforto dei tanti amici che si sono stretti attorno a Franco, Giovanna e Giuseppe. Si può fare tesoro delle parole del vescovo Morosini che più volte ha ricordato che il mistero della Morte, peraltro in così giovane età, non può essere compreso dall’uomo, se non prendendo atto che anche Dio ha sacrificato il suo figliolo, peraltro, per una impressionante coincidenza, alla stessa età, 33 anni, di Lisa. Ma oltre la fede, sia importante per il Prefetto Musolino, l’imponente manifestazione di affetto, che ieri é stata tributata alla sua famiglia: segno di attaccamento, ma anche di riconoscimento delle sue doti incontestabili. C’era lo Stato, con alte cariche del Ministero ed il Ministro in persona, per dare segno tangibile di quanto Egli sia stimato per aver ricoperto e ricoprire incarichi di prestigio con diligenza, senza protervia né arroganza, con quella umanità di cui deve e non può non essere dotato chi rappresenta il Governo. C’erano le Forze dell’Ordine, per riconoscergli in un momento tragico, quel garbo nell’esercizio del comando, mai sottomesso, libero e ligio alla Leggi. Ad esse e non a logiche di potere. C’erano gli amministratori locali, sempre accolti con spirito di servizio e collaborazione, col sorriso sulle labbra e con quella giusta distanza dettata dallo stile. Tra essi, quelli di Chorio di San Lorenzo, che ricordano quando i ragazzi del paese consegnarono, nel 2007, una petizione all’allora prefetto Musolino, per richiedere un campo di calcio. Pur non rientrando nelle sue competenze, quel campo fu costruito, perché lo Stato manifesta il suo potere anche, se non soprattutto, con gesti semplici. C’erano gli amici. Tanti. Tantissimi. Tutti con gli occhi lucidi. Annalisa, per un momento, é stata figlia di tutti noi. Lei, la cui disponibilità proverbiale era tale da non far mancare una parola di conforto a chiunque, anche nel momento della sofferenza. Grande sofferenza sopportata con una dignità, oserei dire, che contraddistingue la famiglia. Quella famiglia che ieri, stretta in un unicum, si è presentata con grande compostezza, davanti all’altare per offrire a Nostro Signore una sofferenza inaudita. Lenta, progressiva, senza speranza terrena, ma con una grande certezza divina. Quella di ricomporsi nella vita eterna. Annalisa, come dice la preghiera finale, si é presentata al Trono dell’Altissimo, sicuramente con un sorriso: eccomi! Avrà detto e girandosi indietro avrà salutato l’enorme folla venuta ad accompagnarla con l’unico mezzo che unisce gli uomini a Dio: la preghiera. Addio Annalisa.