30 settembre 2020
È difficile vivere a Reggio Calabria. Quanto meno strano. Studi, lavori faticosamente, non te ne vai, realizzi, aiuti il prossimo, ti inventi iniziative, non importa. Sarai sempre vittima dell’odio sociale. Quello che non fa crescere la città, quella che non hai abbandonato perchè la ami, a tal punto, da sacrificare ogni minuto del tuo tempo libero, per aiutarla, per – addirittura – crearla, perchè non c’è. Non esiste. È solo un agglomerato di case, ognuna per conto suo, mal amalgamate, di colori strani e diversi, di facciate non terminate. Ma l’amore è forte, ami di più. Così come un genitore ama il proprio figlio anche quando questo, sfortunatamente, non è come gli altri. Gli vuoi bene e lo proteggi. Anche se ricevi in cambio cattiverie, dicerie basate sul nulla, addirittura odio. Qualcuno parla di “giravolte” politiche se solo ti permetti di parlare con chi non è dalla tua parte: l’unica giravolta è quella dello stomaco per cui devi ricorrere ad un antiemetico per il disgusto che provi nel leggere vere e proprie cialtronerie. E sempre lo stesso, arrampicandosi sulle vetrine di un bar, cita pure Giulio Cesare per gettarti addosso quell’odio di cui è chiaramente portatore. Odio figlio dell’invidia. Invidia dell’intelligenza, ancor più che delle cose materiali che hai. Vigliaccamente questo qualcuno, approfittando di una testata web e di una foto rubata al caso, ti affibbia l’epiteto di traditore, cercando uno scoop che invece è un banale flop, figlio dell’incultura e dell’acredine, perchè lui non è e non può essere come te. Lui non conosce la semplicità, la purezza del pensiero e delle azioni, la correttezza. Lui conosce solo il nemico, perchè se non la pensi come lui, non sei un avversario, ma un nemico da abbattere con tutti i mezzucci di dozzina. Con le invenzioni, con le illazioni. Lui vede in un innocente caffè, sorbito in un bar sotto il tuo studio, in vetrina e non nascosto nel retrobottega, una congiura. Non un colloquio tra persone perbene, magari appartenenti a correnti diverse di pensiero, anche politico, ma carbonari pronti a trovare accordi di potere, che neppure sfiorano i personaggi a colloquio. Questo soggetto, che non onora certamente il giornalismo, non pensa di intervistarti e chiederti magari cosa stessi facendo, ripeto con quattro amici al bar per caso, ma si inventa, di sana pianta, illeciti accordi, fantomatici scambi di favori. Eppure conosce la tua onestà intellettuale e materiale, ma deve punirti – a modo suo – per la tua libertà, per il tuo desiderio, palesato pubblicamente, di conoscere le intenzioni di chi, da qui a pochi giorni si batterà in un ballottaggio che porterà uno dei due contendenti, a ricoprire la carica di Sindaco della Città che ami e che solo un tradimento, quello si di una politica cittadina inesistente, non ti ha consentito di fare pur avendo il gradimento di più del 50 percento della popolazione! Solo l’essere stato corretto, sempre dalla stessa parte, quella della Città, ti ha tenuto fuori da una competizione che avresti vinto a mani basse, non fosse altro che per quanto hai fatto in 50 anni di campagna elettorale, quella vera, quella della vita, con le cose che hai fatto. Realmente. Quello che non accetti, anche se ne comprendi la genesi, è come mai in un girandola incredibile di passaggi da un partito all’altro, di elezioni inconcepibili di personaggi ignoti e nullafacenti, di imposizioni, di ricandidature improbabili, lo scrivano cittadino si occupa di un caffè preso in pieno sole (anche se era sera), in vetrina e per giunta in un luogo, talmente vicino al tuo studio, dove complici pareti, avrebbero potuto celare al solerte scribacchino chissà quale giuramento di Pontida, trasferito in Calabria! È ben vero che le immondizie sommergono la Città, ma è ancora più evidente che l’odore cattivo è anche su certa stampa sensazionalista, bugiarda e adusa ad insolentire persone sulle quali non puoi inventare altro che menzogne. Fortuna vuole che, poiché prevedi facilmente questi attacchi mediatici di infima qualità, ti sei espresso prima, chiedendo a gran voce ed unendoti a politica, chiesa e cultura, ad ambedue i candidati, di esprimersi sulle qualità e sui nomi di coloro i quali andrebbero, ove eletti, a governar la Città, con loro vincenti. E se non lo chiedi personalmente, potrai mai fidarti di ciò che scrive taluno, che sotto mentite spoglie, scrive illazioni e falsi storici? Una riflessione ci sta tutta. Ma perché non mi è stata posta una semplice domanda? Avrei risposto che lotto da sempre per avere la libertà di incontrare chi mi pare, di parlare con chiunque, di avere le mie idee e di non sbagliar, mai, per conto terzi, come invece ha fatto il signor nessuno, giornalista inviato speciale, da chi? La libertà è un bene che nasce con l’uomo. Quello vero. Che lotta per averla e per difenderla. A costui resta la soddisfazione di aver scoperto l’acqua calda. Sappia comunque, e questa notizia gliela do io, che con tutti mi sono incontrato dei papabili sindaci e tutti, anche con la candidata che, a suo dire, si è guardata bene dal partecipare, ad una libera riunione privata dove c’era tutto l’arco costituzionale dei partiti, mi hanno chiesto di partecipare alla vita della Città. Forse è un fatto naturale, perché la città è di tutti, non della parte che vincerà ma dei cittadini. Ed io sono uno di questi. Non è accettando pedissequamente una posizione che sì serve la città, ma scoprendo le intenzioni di tutti coloro i quali potrebbero guidarla. Solo i Carabinieri sono soliti obbedir tacendo. Io non vesto divise. Vergogna. Il giornalismo è una cosa seria e non è per tutti. L’onestà intellettuale è la prima dote. Ma essa è come il coraggio di Don Abbondio: se uno non ce l’ha, non se la può dare.