20 giugno 2020
Dissesto finanziario insistentemente richiesto dalla triade commissariale, capeggiata dal Prefetto Meloni, per l’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria. Come dire, piove sul bagnato. Per adesso la caparbia e responsabile resistenza del Commissario Cotticelli ci sta salvando dalla tremenda iattura che ne deriverebbe, i ma fino a quando? La richiesta è di tale portata che, francamente, sbigottisce anzi irrita, soprattutto per l’assoluto silenzio che circonda questo annuncio irresponsabilie di chi non ha saputo risolvere uno solo dei problemi che attanagliano la Sanità reggina. È paradossale che questi funzionari dello Stato approfittino del loro temporaneo potere per mettere a serio rischio la stessa sopravvivenza di un numero consistente di aziende che hanno, o meglio avrebbero avuto, la dabbenaggine di fidarsi dell’Ente Pubblico, fornendolo di prestazioni e materiali, senza i quali la popolazione non avrebbe potuto usufruire di quei servizi che la stessa Costituzione garantisce ai cittadini italiani. La dichiarazione azzererebbe di colpo i debiti dell’Azienda più malgovernata d’Italia, ricostruendo una verginità amministrativa, a tutto vantaggio dei tre moschettieri della salute, che con un colpo di spada, ripartirebbero da zero contabilmente. Quando ho avuto tempo di fare una partitina a carte con gli amici, mi hanno insegnato che le regole si stabiliscono prima di iniziare la partita, mai a gioco iniziato. Troppo comodo aver ricevuto beni e servizi da piccoli imprenditori, aver abusato della loro fiducia e ora invece di pagarli, gli si dà un calcio colà dove non batte il sole e li si getta sul lastrico! Tra le centinaia di aziende interessate ve ne sono alcune rette da piccole imprese familiari che hanno investito ogni loro avere pur di lavorare: ed ora, che facciamo? Lasciamo che tre illustri sconosciuti, neppure figli di questa martoriata terra, vengano qui – loro si con lauti quanto immeritati stipendi – a distruggere per la loro inettitudine dimostrata, per tagliare il terreno sotto i piedi ai nostri lavoratori…? Chi è di queste parti sa bene cosa significhi fare impresa qui. Ogni giorno lottare contro ogni genere di difficoltà. Ambientale, finanziaria, logistica. Ora ci si mette anche lo Stato? Il dissesto è destruente quanto illegittimo. C’è voluta una nauseabonda Leggina per estenderlo alla Aziende Sanitarie dopo averlo applicato ai Comuni ed agli Enti locali. Un espediente comodo per chi non sa amministrare e tradisce il vero scopo per il quale è stato chiamato, spesso ripescato dalle retrovie dei pensionamenti, anche per offrirgli una sorta di ricompensa postuma, magari per una promozione mai raggiunta durante il servizio. E così ci ritroviamo prefetti, vice prefetti, militari, magistrati e chi più ne ha più ne metta, ad amministrare con poteri immensi, mai avuti prima, la cosa pubblica con un malcelato senso di rivalsa, che si ripercuote sulla parte produttiva della società, rea di aver conquistato una autonomia economica al di fuori dal sempre vituperato, ma ricercato, stipendio! Insomma le frustrazioni si riversano sempre e comunque sui cittadini. Il dramma è che nessuno, dico nessuno, contesta ai sigg. Commissari l’utilizzo di questa reiterata decisione di richiedere la dichiarazione di dissesto, addirittura già deliberato, ma non concesso dal Commissario per il piano di rientro. Sembrerebbe paradossale ma, almeno in questo, Cotticelli ha dimostrato di avere la schiena dritta, difendendo quei diritti quesiti che altrimenti sarebbero andati, se non perduti, ridotti drasticamente fino a sfiorare se non oltrepassare, il fallimento delle aziende fornitrici. Il dissesto per disordine amministrativo, questa la motivazione, non ricade nella responsabilità dei fornitori, bensì nella dabbenaggine di chi ha amministrato l’Asp in tanti anni. Se l’Ente non ha presentato i bilanci per anni ed anni, perché far ricadere sull’onesto lavoro dei fornitori i danni relativi? A quale logica appartiene questo tipo di vessazione vera e propria, travestita da azione legittima? Perché i rappresentanti locali di tutti i ceti, di tutti i ruoli, politici ed amministrativi, non ne parlano, non contestano? Cosa c’è che arma le penne, anzi le spade di Meloni & C. Ma una cosa è certa. Se Cotticelli dovesse malauguratamente soccombere ai pianti delle prefiche statali, si aprirebbe un contenzioso enorme che andrà ad aggiungersi ai numerosi ricorsi pendenti davanti al TAR, con aggravio di spese e disagi per tutti. Reggio, c’è un altro motivo per scuotere la tua coscienza! Il Coronavirus non ha forse insegnato che sulla Sanità non si può scherzare o affidarsi alle improvvisazioni amministrative?