9 gennaio 2011
Il Dopolavoro Ferroviario, Rione Ferrovieri, la Befana del Ferroviere, sono nella memoria di tutti noi. Al solo pensiero, sorridiamo pensando ai tempi in cui, attorno al mondo del treno, viveva un’intera comunità. Nel solo compartimento di Reggio Calabria, tra i più importanti d’Italia, lavoravano più di dodicimila unità, Sezione commerciale, deposito locomotive, impianti elettrici erano pullulanti di funzionari di rango, di personale attento e qualificato, oltre che numeroso. Le stazioni erano curate ed eleganti e i loro capi facevano a gara per abbellirle per vincere i premi che l’amministrazione delle Ferrovie dello Stato metteva in palio. Questo mondo sembra appartenere al passato. Il taglio dei rami secchi, la privatizzazione, il concetto abominevole, secondo il quale il servizio pubblico deve comunque trarre profitti, lo hanno fatto scomparire. Il risultato non è solo quello che quell’esercito ben disposto ed elegante si è disperso, ma che ne hanno risentito i servizi. Abbiamo perso o dimenticato una tradizione. Una bandiera del nostro bel Paese! I treni non sono più quelli. Le stazioni, quali chiuse, quali abbandonate nel nome del “Nume Risparmio”. Come se il risparmio fosse solo l’arte di non spendere e non forse, quello di far stare bene l’uomo attraverso la cultura del bello. Le stazioni erano l’emblema delle Città. Il punto di riferimento. Ora la gente protesta. Protesta, la politica tace, i problemi restano. Quello del trasporto ferroviario primo tra tutti. Ma qualcosa si muove. Proprio in quella Reggio Calabria che fu capitale delle ferrovie del Sud. E non è il mondo politico a muoversi, ma il popolo dei ferrovieri. Lo spirito di corpo, la solidarietà degli uomini, dalla sempre elegante divisa, risorge. E lo fa condendo il tutto con l’allegria di chi sa di risultare simpatico alla gente. Il grande, popolare squadrone dei ferrovieri reggini, recuperato, o meglio, rinvigorito l’orgoglio dell’appartenenza, mai sopito, ha pensato di ricordare a tutti l’esistenza di questo patrimonio umano, la cui origine risale all’unità d’Italia. Vogliono di- mostrare che la loro grande famiglia c’è e c’è sempre stata. Pronta, al servizio degli altri, con grande competenza ed abnegazione. Che lo spirito del Ferroviere, quello vero, è quello dei nostri padri e dei nostri nonni. Quelli che tenevano alle loro ferrovie più che a loro stessi. Per dimostrarlo hanno scelto la via migliore. Con la loro associazione hanno acquistato la storica sede, con tanto di teatro annesso. L’hanno riempita di gioia e serenità, riportandola in una sera, ai vecchi fasti. Ci hanno messo una forza paragonabile a quella di una locomotiva in corsa. Vittorio, Giusy e Luciano… (i cognomi non importano perché sono quelli di tutti i ferrovieri di Reggio) hanno messo su una serata dove la commozione era sul volto di tutti. Di chi ha partecipato, e siamo certi, di chi parteciperà attraverso gli schermi di ReggioTv. Macchinisti, personale viaggiante, capitreno, tutti si sono esibiti con bravura e trasporto, ma soprattutto, con una passione che aleggiava nel teatro, osannante ed entusiasta per il sentirsi parte di quella grande bella e rumorosa famiglia. Chi ha cantato, senza certamente dover invidiare i concorrenti della più titolata Corrida, chi ha suonato, chi ha recitato. Tutti ci hanno messo anima e cuore. Alla fine hanno vinto tutti! A giudicare dagli applausi. Ma soprattutto ha vinto quello spirito di corpo, che lungi dall’ essere quello di una casta, è quello del popolo che si identifica con il Ferroviere di rango. Da qui, ne sono certo, ripartirà la riscossa del nostro servizio ferroviario. Chi può,non potrà non tenere conto di questo fervore rinato tra gli appartenenti e dovrà fare i conti con un fronte compatto di cittadini ed operatori. Non più treni di scarto per il Sud, non più tagli indiscriminati, non più penalizzazioni. La battaglia è appena cominciata. A suon di musica, come nel Medioevo. Ma qui, forse, non eravamo tornati al tempo che fu, per qualità del servizio? Adesso bisogna continuare, dare forza e vigore a questo scatto di orgoglio che viene da chi lavora seriamente per gli altri. Si risvegli anche l’orgoglio politico. Si smetta con le assicurazioni e le promesse. Si operi perché i cittadini dell’estremo Sud, con i loro ferrovieri in testa, abbiamo ciò cui hanno diritto. Treni comodi per orari e strutture, puliti, operativi. Stazioni consone. Servizi adeguati e moderni. Informazioni. Personale a sufficienza. Tutto quanto possa rendere il sistema ferroviario adeguato ai tempi ed alla tradizione. L’italia è e deve essere una, anche in questo. E nessuno meglio delle Ferrovie lo può dimostrare. Grazie ferrovieri reggini per avercelo ricordato!