Reggio tv, la televisione propositiva

28 Marzo 2010

Quando fu avviato il progetto televisivo che vide nascere ReggioTv, circa dodici anni fa, attorno ad un tavolo con Azzarà, Marino,Bolano, ed altri amici, si pensò di sottotitolare il logo della nuova rete con l’appellativo di “la televisione positiva”. Una spocchiosa smargiassata? No. Una ferma e ferrea volontà di non accodarsi al coro dei “consiglieri del principe” – quello di turno – e porsi come alternativa nel mondo dell’informazione tv, fino ad allora assolutamente monopolizzato e monocolore. Bisognava dare risalto alle cose positive della nostra Terra. Troppo facile continuare a parlar male e godere, maramaldeggiando, delle negatività locali, che pur ci sono. Doppio lo scopo. Esaltare le peculiarità esistenti, spronare perché altre ne sorgessero e cercare, con l’aiuto del buon senso e del sentire popolare, di correggere gli errori – ritenuti tali – di chi amministra, governa, insomma, decide, per gli altri. A dodici anni di distanza non possiamo che dirci soddisfatti. Tutti, quelli che ci sono e quelli che ci furono. RTV quell’appellativo se lo è conquistato sul campo. La laurea di televisione positiva gli è stata conferita da Voi telespettatori. I dati Auditel lo certificano, e noi ne andiamo orgogliosi. Non siamo i depositari della verità, né riteniamo di essere infallibili. Leviamo alto il grido di chi non sopporta soprusi ed angherie, sia esso di destra, di sinistra o di qualunque sesso, razza e religione. Non ci inchiniamo a nessuno, ma rispettiamo tutti. Diamo voce al progresso, all’innovazione. Ai giovani ed agli anziani. A chi ha, e chi non ha. I nostri successi sono i successi della gente perbene. Dell’arte, della musica, della buona politica… Ragioniamo, pensiamo, lavoriamo e ci commuoviamo anche, quando una grande città del Nord in piedi, applaude i nostri musicisti in erba sotto il gonfalone amaranto della nostra gran bella Città. E siamo felici quando ci sentiamo piccoli artefici del pullulare, in ogni dove, di ragazzini, che accantonati per qualche ora i libri di scuola, imbracciano, non certo la lupara ma, uno strumento musicale, per essere protagonisti di un risveglio artistico delle grandi tradizioni che hanno sempre onorato, nei secoli, la nostra Terra. C’è di che andare orgogliosi. Questo percorso ci gratifica e ci incoraggia anche quando dobbiamo ricorre- re all’ironia, non per sbeffeggiare taluno, ma per indurre alla riflessione chi deve operare per il bene comune, senza per questo imporre le proprie idee, talvolta non certo adeguate. Un esempio? Ricordate il nostro editoriale di qualche settimana fa? Quello sui “tri metri i stoffa chi non ficiru na’ birritta”. Il riferimento era ai lavori di Piazzale Libertà, dove il costruendo arredo urbano va a costituire una sorta di stenosi, un restringimento, da infarto della circolazione, ove si consideri che ben cinque strade confluiscono in un unico punto, rendendolo caotico e difficile da superare indenni. E non manca certo lo spazio in quel sito! Orbene, il nostro benevolo sarcasmo – condiviso da migliaia di cittadini – ha indotto gli Uffici tecnici competenti… a ritornare sui propri passi, per rivedere progetto, lavori e tortuosità. Bene! Questo è uno dei nostri compiti. Interpretare il sentire della gente comune… quella che per Piazzale Libertà ci passa e vorrebbe essere libera di farlo senza, visto l’anomalo restringimento, dover subire attacchi transitori d’ira automobilistica: patologia pericolosa da evitare! Ora l’importante è che si intervenga presto. Se il malato non lo curiamo, va in cancrena!

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