27 aprile 2010
Ma quelle duecento persone non rappresentano Reggio! Ancora una volta siamo costretti a prendere carta e penna per dire con forza, senza infingimenti come stanno le cose. Naturalmente, con le parole di chi vede le cose utilizzando quell’etica della comunicazione, che spesso viene dimenticata e che fa del sensazionalismo la componente primaria dell‘informazione. In brevissimo, il fatto. Oggi, viene arrestato un boss, la cui fama è nota a tutti: Giovanni Tegano. Un nome da far giustificare ogni e qualunque cosa sia mai potuta accadere a Reggio e dintorni, non in linea con le norme ed i regolamenti del vivere civile. “Ah va beh, qui ci sono i Tegano!” accompagnata questa espressione rituale da una alzata simultanea delle spalle, ha costituito per decenni (ma basta cambiare il cognome a seconda delle “zone”) il passepartout per accettare forzatamente di tutto e di più. Inutile negarlo: amministratori, politici, cittadini, professionisti, commercianti e persino magistrati ed appartenenti alle Forze dell’Ordine, si sono piegati a questo strapotere ed a questo stato di cose. Questo tipo di mafia ha trovato nella rassegnazione ed, al tempo stesso nella accondiscendenza, la sua forza. Senza l’appoggio, spesso derivante dalla superficialità o dalla ricerca del cosiddetto quieto vivere apparente, della popolazione, questi uomini braccati dalle Forze dell’Ordine, non avrebbero potuto vivere nel cuore delle nostre città, in una latitanza, – spesso – da nababbi. Non connivenza, né collusione, ma semplice accettazione di una convivenza negletta. Da qualche tempo a questa parte, sempre con il freno a mano tirato dalla politica e dalle poche risorse, le Forze dell’Ordine, mettendo a repentaglio la vita di molti dei loro uomini migliori e sotto l’incalzare dell’opinione pubblica seria e della Magistratura coraggiosa, stanno facendo un egregio lavoro di bonifica. Hanno assicurato alla Giustizia il fior fiore della malavita organizzata. Oggi è toccato, appunto al Tegano. La notizia è ghiotta. L‘hanno data tutti. Ma come fare a farla diventare più eclatante? Attribuendo alla solita città di Reggio gli applausi, le grida di sostegno e gli insulti alle forze di polizia che circa duecento persone hanno tributato al mafioso arrestato! Eh no, troppo facile! L’apertura dei telegiornali nazionali e le note di cronaca e di qualche giornalista locale ci hanno sbalordito! Una cosa è il dire che Tegano è stato applaudito (ed è vero), ben altro è l’affermare che gli applausi erano della città di Reggio (ed è falso)! Ci siamo documentati. Le immagini parlano chiaro e chi c’era ha sentito e visto bene. Ad applaudire a gridare quelle frasi riportate da tutta la stampa, altri non erano che i congiunti stretti del Tegano! (Cosa peraltro comprensibile). Come si fa ad accusare la città di essersi comportata come i fans di un grande cantante o di una celebrità? Reggio è una Città che a quell’ora lavora. Studia. Le Associazioni sono rette da volontari che durante il giorno lavorano e sudano per guadagnarsi, soprattutto in questo periodo di crisi, il pane quotidiano. Reggio non sosta sotto la Questura. Ma stima e condivide l’operato di chi dentro vi lavora. Dal Questore, all’ultimo degli agenti! La folla sotto l’edificio dello Stato è frutto del tam tam familiare. Inteso in senso ampio. E le famiglie, qui, sono numerose. Reggio non farà e non deve fare la fine di Rosarno. Una cittadina, dalla storia che parla da sola in suo favore, accusata e fatta passare per l’emblema nazionale della xenofobia! Basta. Siamo stufi d’essere notizia negativa anche quando non ne siamo responsabili. Reggio ha le sue pecche, ma non è città che osanna la mafia. Rosarno, accoglie lo straniero, non lo ributta a mare come da altre parti verrebbe consigliato, anche con manifesti ed orazioni. Che, guarda caso, trovano albergo solo nel nord est leghista. I giornalisti facciano la cronaca e interpretino correttamente il sentire popolare, se del caso, contraddicendo i colleghi locali e non, che hanno visto, o sentito male o che… si siano lasciati andare a quel sensazionalismo di maniera, che non piace più a nessuno. La verità, Signori, la verità!