Cu tri metri i stoffa non ficimu ‘na birritta!

24 febbraio 2010

Ci sono delle frasi popolari che rendono l’idea, soprattutto, se tramandate nella loro lingua originale. Questi detti, questi proverbi, ci vengono in mente – se ci fate caso – quando meno ce lo aspettiamo. Accade spesso. Abbiniamo questo o quel modo di dire, per fissare una situazione, un luogo, un accadimento. E se dobbiamo trasferire una nostra impressione a qualcuno, lo facciamo recitando il detto. Quanto più la nostra pronuncia sarà fedele all’originale, tanto più avremo reso l’idea. Ora, io vorrei invitarvi a percorrere una delle strade cittadine che convergono su quello che era il Piazzale della Libertà. È diventata la rappresentazione delle umane attuali vicende, locali e non. Tutto quello spazio (mai nome fu più onomatopeico!) ora è svanito, sotto il cemento. Vuoi vedere che serve ai reggini perché si abituino alla limitata libertà? Ma dico, come è possibile che, chi l’ha ideata e ridisegnata, non si è reso conto del percorso a ostacoli che ha realizzato? Ben 4 strade convergono su un unico punto. Quattro flussi veicolari che si danno appuntamento, per ostacolarsi a vicenda. Se tutto va bene. E se poco poco una disattenzione provoca un piccolo incidente (con la buona abitudine di piantar lì l’auto fino all’arrivo delle Forze dell’Ordine), c’è da scommettere che per disgorgare quell’imbuto non basterà la migliore marca di Niagara in commercio. Un vecchio e caro polmone per la circolazione caotica della città, immolato sull’altare dell’innovazione a tutti i costi. Tutto fatto, perché si cambi! Non importa come! Non bastavano i disastri di Piazza Orange (la fontana è defunta!), di Piazza Castello e di Piazza Carmine? Abbiamo deturpato anche Piazzale Libertà, rendendolo inadeguato ed anche pericoloso. Ma la città che ne pensa? Non sarebbe giusto sentirla, prima di cantierare i lavori? È mai possibile che chi amministra, rosso o nero che sia, debba sentirsi il “padrone delle Ferriere”, titolato a modificare i luoghi della memoria, quando e come gli viene in mente, senza sentire il dovere di interpellare il popolo? Questo popolo che tutti invocano, cui tutti chiedono il consenso, ma che nei fatti non conta nulla! I famosi tre metri di stoffa non è possibile che non siano sufficienti per confezionare “a berritta”, a meno che il sarto non sia un buon artigiano, o peggio, non sappia come si fa il più semplice dei copricapo.

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