14 gennaio 2005
Ma non era stata ribattezzata la Superstrada della morte? Da sette anni RTV intende il giornalismo come quell’arte che media tra il cittadino e l’amministratore perchè il primo domandi ed il secondo risponda, meglio ancora, se la testata interpreta in anticipo i quesiti della gente e documentandosi ne dissipa dubbi e incertezze. Ora accade che da tempo realizziamo servizi sulla statale 106. Una arteria vitale che rappresenta l’unica via di accesso a Reggio Calabria dal versante sud. Una via obbligata per migliaia di cittadini che in ogni momento della giornata devono raggiungere posti di lavoro, scuole, uffici. Una Statale dove le confluenze, spesso abusive, a destra e sinistra, sono un pericolo in agguato, metro dopo metro. Una via dove le croci e le lapidi sono più numerose dei cartelli stradali. Una “Via Crucis” non una via d’accesso alla più grande città della Calabria! E come ogni Via Crucis che si rispetti, le soste forzate abbondano. Una differenza c’è, però. Nel rituale religioso, ad ogni sosta si prega, sulla 106 si impreca! Pasqua ricorre una volta l’anno. La Via Crucis della 106, ad ogni piè sospinto! Bisogna cambiare i guard rails? Rifare i giunti dei ponti? Rifare il tappetino? Che problema c’è? Chiudiamo una carreggiata e tutto è fatto! Che importa se è estate ed il traffico aumenta! Che importa se questa è l’unica via di accesso! Che importa se un’ambulanza non ha alcun modo di passare! Che importa se i cittadini imprecano perchè arrivano tardi a scuola, al lavoro! l’importante è finire… quando? Quando ci pare! Nei paesi civili, ed il nostro così non dimostra di esserlo, i cittadini si rispettano. Certi lavori si eseguono di notte o, quanto meno, in orari dove la percorrenza è minima e giammai negli orari di punta. A cosa serve installare pannelli di protezione acustica impiegando ingenti capitali? Non sarebbe stato meglio pensare ad una via alternativa a monte? Diminuendo il traffico non si eviterebbe anche l’inquinamento acustico? Noi di RTV – interpretando il pensiero degli automobilisti – diciamo basta a questi comportamenti arroganti di chi amministra la cosa pubblica senza tenere in nessun conto le esigenze della popolazione. Torneremo sull’argomento e, forti di pareri autorevoli, vogliamo dimostrare che non si può giustificare tutto, chiamando in causa gli ambientalisti o gli assessori che parlano di protezione ,laddove il rimedio sembra essere peggiore del male. Altro che qualità della vita.