Si riapre il Cilea

15 novembre 2004
Noi salutiamo l’evento, ma qualche riflessione è d’obbligo. La Città ha atteso
per anni, spesso con impazienza, che le fosse restituito un diritto: quello
di poter assistere a spettacoli lirici, teatrali, musicali. In estrema sintesi di
potersi nutrire, nel giusto luogo, dell’Arte. Ha atteso e sofferto. Come chi
è stato costretto a patire la fame per decenni. Ma è giusto che all’affamato si conceda solo pane ed acqua? Certo, la sopravvivenza è garantita, ma la qualità della vita è davvero poca cosa! Tanto da far rimpiangere
i tempi della fame! Almeno, allora, c’era la speranza… la speranza di un
buon companatico. Non di solo pane vive l’Uomo. Per uscir fuori di, metafora noi, interpretando il pensiero di molti, non condividiamo le scelte
di chi decide ed ha deciso vita, morte e miracoli del Teatro. Il Teatro non
è per improvvisati manager e, men che meno, per politici incolti. Non è
per chi sceglie in funzione di una “captatio benevolentiae” a tutti i costi.
È per chi conosce l’arte, ragiona, medita, sceglie, si consulta e soprattutto
ha il gusto del bello. Perché l’arte è prima di ogni cosa bellezza ed armonia.
Non è certamente per chi la confonde con il Campionato di Calcio.
Eh si. Perché questa è l’impressione (addizionata allo stupore) che colpisce il cittadino che vuol acquistare l’abbonamento alla Stagione del Cilea:
25 spettacoli! 25 serate tra lirica, prosa, teatro leggero, balletti, cabaret e
quant’altro!
Nessun Teatro al mondo confonde il Trovatore con la Semirade!
Che ci azzecca? Direbbe un noto ex magistrato! Non si può celare la scarsa qualità con la quantità. Se un ingrediente è sbagliato, il minestrone è
da buttar via! Perché costringere il melomane ad assistere a spettacoli che
non gradisce e che non rientrano nelle sue scelte? Una sorta di coercizione
culturale che la dice lunga anche sul principio di democrazia di cui c’è poca
traccia nel DNA di colui che impera. Che dire poi della qualità del cartellone? Si dà inizio con la Traviata, giusta scelta. Opera popolare. Melodramma
d’effetto.
Peccato però che scorrendo i cartelloni dei più importanti teatri lirici del
12 mondo non abbiamo mai avuto la fortuna o, se preferite, la lieta sorpresa
di incontrare neppure uno, uno solo, degli interpreti di questa sera! Dove
cantano, oltre che al Cilea, questi artisti tanto da meritarsi l’apertura della
stagione lirica del teatro della città più importante della Calabria? Intendiamoci. Noi auguriamo a questi artisti un grande e strepitoso successo con grosso TOI; TOI; TOI (l’augurio più gradito dai cantanti lirici) ma, senza falsi
infingimenti avremmo voluto che Reggio fosse onorata da grandi nomi, almeno per una volta. La prima!
Magari inserendo nel secondo cast gli interpreti di questa sera!
Traviata non è opera da poco. Reggio nemmeno. Ed allora, perché Cosenza
inaugura con la stessa opera facendo calcare la scena, nientemeno, che alla
VASSILLEVA e Reggio no? Non basta pane acqua. Reggio merita di più. Ha
digiunato troppo.

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