8 luglio 2009
Nelle notti di plenilunio, il miglior amico dell’uomo usa innalzare il suo unico modo di esprimersi guardando la casta diva in cielo… senza ottenere alcunché, ovviamente. La saggezza popolare, nella notte dei tempi, ha colto questo momento ed ha coniato una delle espressioni più calzanti del vivere comune: abbaiare alla Luna!!! Un modo colorito e molto singolare per dire di qualcuno che parla a chi non vuole o non può sentire: alla Luna, appunto. E se poi scomodiamo qualche poeta, non ci sarà difficile immaginarci su un colle a rivolgere il nostro umano sguardo verso l’irraggiungibile astro, che tanta speranza infonde, tanto da rendere persino piacevole il ricordo delle peripezie e delle avversità. Soprattutto se si è studiato Leopardi. Ora, noi siamo ben lungi dal pensare che i nostri amministratori siano adusi ad intrattenersi con il grande cittadino di Recanati, ma, di certo, spesso, si identificano nella “casta diva” che ascolta i latrati dei cani e degli uomini ma resta impassibile e inattiva qualunque cosa accada. Questi uomini, che guardano dall’alto il lento faticare di chi produce, lavora e si dispera per dare agli altri, più che per ricevere, si identificano davvero con la luna: stanno in alto, brillano di luce politica riflessa, mai propria, e soprattutto restano impassibili a chi gli si rivolge, appunto… abbaiando alla Luna!!!!! Sta di fatto che tutto fanno, meno che ispirare poeti e navigatori. Istigano invece alla rabbia. Alla rabbia civile. Quel solo sentimento che resta a chi le ha tentate tutte per vedersi riconoscere un sacrosanto diritto ed ha portato a casa un risultato che ha del grottesco, se non del ridicolo. E quel che più fa aumentare l’adrenalina è il sentirsi quasi obbligati a dover ringraziare… per grazia ricevuta! Per chi non ha avuto modo di seguire l’odissea di ReggioTv in questi anni, pochi in verità, a giudicare dalla solidarietà ricevuta, ci riferiamo evidentemente alla costruzione della strada necessaria a raggiungere i nostri nuovi stabilimenti. La nostra redazione sarà esaustiva nella ricostruzione dei fatti. A noi l’amarezza di registrare che alle nostre sfortunate latitudini non esiste il diritto, la normalità è un optional, il potere vero è nelle mani di pochi. Ne deriva che imprendere è un quasi delitto contro l’umanità o, forse, contro l’arroganza e lo strapotere dei soliti noti che quale che sia il colore al Governo, resta sempre in sella e… comanda. Si potrebbe obbiettare che esistono i Tribunali e che lì i diritti vengono riconosciuti, e questo è vero. Sta di fatto però che la fa da padrone un altro detto popolare, secondo il quale, è meglio un accordo fatto male che una causa vinta. Noi non siamo per gli accordi che non siano fatti bene, siamo per la giustizia e per il riconoscimento dei diritti dei cittadini, siano essi semplici, imprenditori o operai. Siamo per La legge e le sue sedi istituzionali. Ma a che giova ottenere una sentenza che riconosce il nostro buon diritto a vedere realizzata una strada, che ci consente di svolgere una attività importante, se poi questa viene realizzata per durare da Natale a santo Stefano, per rimanere nei sacri detti popolari?