19 novembre 2007
Caro Direttore,ho letto, con attenzione e rispetto, la mega intervista di Adriano Mollo all’ Assessore alla Sanità, on. Lo Moro. Capisco che mi sarà difficile scrollarmi di dosso l’etichetta di chi parla come “Cicero pro domo sua”, ma, se il grande oratore romano riuscì a difendere la sua posizione di costruttore abusivo, mi potrò permettere di difendere la mia integrità etica e morale, espressa nell’esercizio della mia professione. Dunque, non un atto politico, di appartenenza ma un excursus di un cittadino lavoratore, che ha fatto della sua vita un continuo dedicarsi agli altri. Avendone la giusta remunerazione. Onesta, combattuta e soprattutto senza connivenze ed appoggi, nonostante il ruolo rivestito in tanti anni di militanza nel centro-sinistra. Una netta separazione tra attività professionale e politica.Dunque, l’Assessore lascia, e, nel farlo, non esita a lanciare strali contro tutti e tutto. Addirittura paventa qualcosa che si nasconderebbe dietro gli attacchi dei privati, rincara la dose dicendo che i sindacati vorrebbero somme, in violazione della Legge e, ciliegina sulla torta, parla di lobby affaristiche. E le affianca ai nostri sindacati. Tutte fandonie. Accuse gratuite, offensive ed infondate. Non voglio mettere sul banco degli accusati l’on. Lo Moro, non ne sarei capace, ma neppure consentire al Magistrato che è in Lei, di condannare, in contumacia o nel silenzio generale,un’intera categoria che ha il solo demerito di non essere difesa, perché non costituisce un “serbatoio di voti”. Essa è libera e scevra da condizionamenti. Le battaglie tra me e l’Assessore sono nate allorquando mi son reso conto che gli Uffici da Lei diretti non avevano in alcun modo cambiato rotta dall’era Luzzo, suo predecessore. Particolarmente deludente ed irritante è stato poi l’aver dovuto constatare che era avvenuto il processo inverso. In biologia, esso è conosciuto col nome di “fagocitosi”. L’Assessore si è fatta includere in un processo perverso che ha visto continuare una conduzione amministrativo- politica della non conoscenza dei dati reali, dei fabbisogni della popolazione e di un atavico odio verso quei professionisti che sono riusciti in Calabria, terra difficile, ad avviare strutture sanitarie di prim’ordine, agili, gradite alla popolazione e soprattutto poco, ma veramente poco, costose per l’erario. Le nostre strutture sono nate senza alcun contributo pubblico, impiegano molti tra laureati e non, acquistano reagenti, lastre e materiali vari, ben prima di poter ricevere alcun rimborso, erogano le prestazioni senza rinviare mai i pazienti (non fanno perdere loro giorni di lavoro), si sobbarcano spese ingenti per manutenzioni, sono certificate iso 9000 e, soprattutto, pagano le tasse, addirittura prima ancora di essere pagati dalla Stato! Erogano prestazioni controllabili e, perdipiù, non anonime: l’azienda si identifica con il professionista.Ma tornando all’ azione fuorviante degli uffici, sull’operato assessorile, ne sia prova la Delibera adottata dalla Giunta, senza che nessuno avesse capito cosa si stesse andando a deliberare, Lo moro compresa: la riduzione delle tariffe delle prestazioni sanitarie di ben il 52%!! Una trappola ordita dal funzionario Raffaele Faillace, (il computer si ostina a modificare il cognome, ma io sono più ostinato di lui), per ripicca, per essere stato più volte zittito da Leggi, logica e buon senso sbattute sul tavolo delle trattative sindacali dalla categoria. Il militare io, dalla stessa parte politica dell’Assessore, non avrebbe potuto indurmi nello stesso errore in cui era caduta la Lo Moro. Ricorderà, caro Direttore, che, in costanza di campagna elettorale, annunciai il mio possibile ritiro, tanta era l’indignazione, non l’interesse, come qualche Fede di turno maldestramente cercò di insinuare, perché mi riusciva difficile capire come un governo di sinistra stesse per decretare la destabilizzazione di strutture di cui io conosco storia e vicissitudini e soprattutto meriti (con le naturali eccezioni di competenza giudiziaria, non mia), senza accettare di rivedere posizioni che non erano condivise neppure nell’ambito della Giunta stessa. Non spetta a me il giudizio politico sull’operato della Lo Moro, ma è sotto gli occhi di tutti l’insuccesso: non voglio maramaldeggiare, ma gli ultimi accadimenti sono l’emblema di una Sanità che non risponde alle necessità della popolazione. La Sanità non c’è! C’è solo approssimazione, minacce di restrizioni e provvedimenti qua e là che, pur essendo validi e positivi, spesso sono sporadici ed isolati. L’onestà intellettuale mi impone, però, di sottolineare quanto sia difficile governare la Sanità in Calabria, ma proprio per questo l’on. Lo Moro avrebbe dovuto in prima istanza azzerare i vertici dell’ Assessorato. Promuovere una ricognizione sia nei suoi stessi uffici, sia sul territorio. Visitare tutte le strutture pubbliche e private… Io l’ho invitata invano molte volte. Realizzare uno studio vero e reale sulla dislocazione di esse, sulla loro potenzialità e soprattutto sulla qualità dei servizi erogati. Fatto questo, avrebbe dovuto operare delle sagge scelte, magari anche decretando la chiusura di strutture non idonee:private e pubbliche. A cosa giova parlare ora di lobby affaristiche? Ove mai le avesse individuate avrebbe fatto bene, anzi avrebbe fatto meglio il suo dovere, a denunciarle all’autorità giudiziaria prima e a quella politica poi. Per concludere, caro Direttore, dispiace che un alto esponente della parte politica in cui mi riconosco, abbia così deluso le aspettative della gente calabrese, ma dispiace ancor di più il dover constatare che per tentare di diminuire le sue responsabilità, cerchi di gettare la croce su una categoria che non fa altro che il suo lavoro, dandone – per di più ad altri… Una categoria di cui mi onoro di far parte e che non difendo d’ufficio, ma per convinzione. Nelle nostre strutture quotidianamente salviamo vite umane, alleviamo le sofferenze di molti, cooperiamo con le strutture pubbliche a guisa di avamposto per i ricoveri ed in contropartita annoveriamo vessazioni, ritardi più che annuali, nei rimborsi di quanto abbiamo già anticipato, sovrastime delle nostre capacità economiche, perché spesso si scambia il fatturato con il ricavato. Samaritani? No. Lavoratori in un delicato settore. Siamo però convinti che la Calabria, spesso, fà come le Rivoluzioni: uccide i suoi figli migliori. Auguro all’On. Lo Moro ogni miglior fortuna possibile, riconoscendole grandi prerogative come certamente la ricerca del bene comune ma con un sommesso suggerimento da imprenditore, e la politica è impresa: i collaboratori sono noi stessi, a tutti i livelli. E quando sbagliano devono essere corretti. La loro difesa ad oltranza ed il riconoscersi nei loro errori per spirito di appartenenza è come il perseverare… di popolare memoria.