16 febbraio 2006
Non ho mai creduto alla rappresentanza territoriale. Quella politica intendo. È un concetto che stride con l’italianità. Chi è nato sotto il tricolore deve sentirsi appartenente alla stessa Terra, sia che abbia visto la luce nella laguna veneta, sia che abbia emesso il primo vagito all’ombra del calabro olivo. Questo concetto inculcatomi sin dai tempi della scuola elementare e via via rafforzatosi negli anni della formazione – anche politica – è divenuto un baluardo allorquando i venti del federalismo si affacciavano sul patrio suolo. Ma come tutte le convinzioni anche questa è soggetta a piccoli, ma significativi ravvedimenti. A seconda degli avvenimenti. Sta di fatto che i colori calcistici pare abbiano valicato i confini ristretti degli stadi. E con essi il tifo. Ed abbiano fatto sentire l’influenza dell’appartenenza anche nei luoghi della politica. Colà dove si puote. Alla regione Calabria, tranne le debite eccezioni, ognuno tira per la sua provincia: cinque forze contrapposte. Una sorta di penta-tiro alla fune! Una è l’Italia, cinque sono le Calabrie. La storia ne ricorda due, ma con gli aumenti… di legge! Non v’è alcun dubbio che nella nostra bella terra il sole, non quello astronomico, risplende – per dirla con il Poeta – in una parte più e meno altrove e che quell’altrove può essere identificato con la nostra Provincia. Non mi piace il facile vittimismo, anche perché sono convinto che ognuno è artefice del proprio destino, ma credo nelle sinergie negative. E quando queste rivolgono l’attenzione verso la vittima predestinata: non c’è scampo. Per Reggio non c’è stato scampo quando si è trattato della questione Capoluogo. Ben lungi dall’essere una questione di pennacchio – come fu detto per sminuire – si è rivelato un vero e proprio declassamento cittadino: sotto tutti i profili. La nostra città continua ad essere saccheggiata virtualmente e materialmente. Chiunque lo voglia viene, va. Mette su cantieri. Erige barricate che deturpano il paesaggio quando non ne impediscono addirittura la visuale. Cerca di clonare i Bronzi etc. e chi più ne ha più ne metta. In alternativa la nostra bella Reggio viene trattata come deposito temporaneo di opere d’arte pronte all’imballaggio e la spedizione a fare bella mostra di sé… ma non di noi! E così il Kouros va in trasferta a Catanzaro prima, e a Torino poi. Lo sapevate? Reggio è rappresentata ai Giochi Olimpici: non da atleti, ma dal NOSTRO KOUROS!! Mi si dirà che è patrimonio dell’Umanità. Giusto e vero. Ma perché l’Umanità non viene a Reggio? E poi, perché non è stata data notizia della trasferta? Chi ha dato questa possibilità a Torino, se non i legittimi proprietari del Kouros: cioè i REGGlNI TUTTI? Ed allora, per tornare alla politica: non sarebbe bene far sentire la voce del popolo, attraverso la libera stampa, i rappresentanti, coloro che ne hanno facoltà, sull’opportunità che la vice presidenza del Consiglio Regionale – già nei fatti assegnata – equilibri, con l’affidamento ad un reggino, il disequilibrio evidente e storico della bilancia calabrese? Oppure dobbiamo temere che, gli studi e la conseguente denuncia di Demetrio Naccari sulle prevaricazioni nel bilancio della Sanità a scapito di Reggio, gli debbono costare quanto gli spetta per censo e voti? Allo stato ci sentiamo ben rappresentati dalla Presidenza Bova. Una presidenza super partes e di rango, ma la nostra Città ha diritto di rivendicare, con più forza, un futuro migliore non affidato al buon umore o alla magnanimità dei cugini delle altre quattro province ricordate: in una parte più e meno altrove!!! E a quanto pare, qui dire la verità costa caro!!! E questa volta l’Euro c’entra poco.