1 febbraio 2009
I tra il dire ed il fare c’è sempre in mezzo il mare. Così come tra Reggio e Messina. Da decenni, ormai, sentiamo parlare della Città Metropolitana dello Stretto. Della conurbazione tra l’antica Zancle e l’ancora più vetusta Reghion. Sembra che ora i nodi vengano al pettine e, per dirla con il popolo, si potrà passare dalle parole ai fatti. Il ministro La Russa, nella sua recente visita alla nostra Città si è lasciato andare in dichiarazioni di rilancio di un patto metropolitano tra le due città dirimpettaie. Flebile invito il suo, di fatto disatteso dal Governo,di cui è esponente, che nel disegno di Legge 2105 individua Milano, Venezia,Genova, Bologna, Firenze, Bari e Napoli quali città metropolitane senza nulla riservare all’Area dello Stretto. Dai banchi dell’opposizione si erge, con la forza della dignità e senza patire alcunché, la voce della parlamentare PD Maria Grazia Laganà che inserisce, quale emendamento al comma 2 dell’art.22, la nostra Città tra quelle che potrebbero diventare Metropolitane. Le fa eco, in sede locale, l’attivo neo segretario provinciale del suo stesso partito, l’avv. Giuseppe Strangio, che – addirittura – cercando di trovare positività nel federalismo (ovvero di fare di necessità virtù) invoca una forte sinergia, al di là dei colori politici, perché il sogno di tanti benpensanti diventi realtà. Ora, non siamo così sprovveduti, e con noi Laganà e Strangio, dal pensare che Reggio cosi com’è possa elevarsi di rango. Reggio è una bella e – per la collocazione – grande città del Mediterraneo, ma, vuoi per le vicissitudini socio politiche, vuoi per la non sempre benigna Natura, non ha mai avuto la possibilità di espandersi per come avrebbe voluto e potuto. Ogniqualvolta lo ha fatto, è stata ricacciata indietro a guisa di sisifo, costretto a rotolare enormi macigni su per il pendio di un monte e una volta raggiunta la vetta, a ricominciare da capo. Cosi è stato per Reggio. Costruita, distrutta da guerre e terremoti e ricostruita sulle antiche macerie. Dunque è tempo di sinergie, dice Strangio ed evoca la storia della clonazione dei Bronzi. Allorquando la nostra classe politica, allertata dalle telecamere di RTV e dalla solerte attenzione alle cose cittadine di questa emittente, si unì sotto un’unica bandiera e vinse la battaglia: un po’ come fanno sempre le nostre cugine Catanzaro e Cosenza: si chiudono a riccio, Destra e Sinistra, quando c’è da difendere le loro prerogative. In questo, sono maestre, e noi siamo ancora all’asilo! La soluzione per innalzare le caratteristiche e i crediti di Reggio sta nella possibile ed auspicabile conurbazione con Messina, e perchè no, con Villa San Giovanni. Non guardare con positiva capacità di lungimiranza ad una siffatta possibilità, vuol dire essere miopi o, peggio, voler condannare quest’area a rimanere sempre la Cenerentola d’Italia. Noi invece siamo fermaamente convinti che è passata la mezzanotte e che Cenerentola abbia ritrovato la sua scarpina ed abbia conquistato il posto che la vecchia civiltà magno-greca le aveva assegnato. Con buona pace di chi, non solo non opera in tal senso, ma addirittura critica scioccamente – tutti coloro i quali si adoperano per uscire dal ghetto. Noi di RTV diamo la parola a tutti. Anche a chi non la pensa come noi. Ma dissentiamo e lo diciamo, firmandoci, da posizioni irrazionali e minimaliste. La conurbazione in area Metropolitana di Reggio e Messina è un fatto possibile, razionale ed auspicabile. Ottocentomila abitanti nella città di un prossimo futuro hanno ben più alto potere contrattuale che non due comunità più piccole, separate e governate diversamente. Una intermodalità ed un interscambio nei trasporti, nelle comunicazioni, nella cultura e nella vita quotidiana che coinvolga anche la vicina Villa San Giovanni, fonderebbe una città Metropolitana da fare invidia a tutte le altre città, oggi, più blasonate. Questo è anche un modo per fare uscire allo scoperto quelli che veramente amano Reggio, Messina e Villa e dunque l’Area dello Stretto. Lavoriamo in tal senso. Diamo forza alla sinergia invocata da Strangio ed all’emendamento della Laganà, vedremo chi voterà a favore e chi contro. Nella scale, faremo i conti! Soprattutto con quei parlamentari eletti qui, ma nomi… nati altrove.