13 gennaio 2005
Non v’è dubbio che la Legge 5 Luglio 1989 n. 246 (meglio conosciuta come
Decreto Reggio) è stata salutata dall’Assindustria Reggina con notevole favore.
Essa rappresentava per la città una occasione da non perdere per avviare quel
risanamento strutturale di cui si sentiva la necessità sotto diversi profili. Quello
della vivibilità, primo fra tutti. Col ritorno al gusto del bello. Quello, non certo
secondario, del riavvio dell’economia locale. E se si pensa che l’Assindustria
reggina annovera un gran numero di imprese edili costruttrici, non riesce difficile comprendere come l’Associazione abbia salutato l’istituzione di un fondo di ben 600 mld di vecchie lire, in massima parte destinate al settore. Sotto questo aspetto, i riflessi sono stati e continuano ad essere positivi. Pur tuttavia, è da rilevare come l’utilizzo di questa ingente risorsa, nel corso degli anni, non sia stato costante, con evidente ricaduta negativa sia sulle imprese che sulla realizzazione delle opere. Non spetta ad Assindustria l’analisi politica di tale “strano”andamento. Ma l’obiettiva analisi delle relazioni finanziarie prodotte dalle amministrazioni che si sono susseguite viene in ausilio di chi vuole rendersi conto dello stato dell’arte. La capacità di spesa è un parametro che dà il segno dell’ attività svolta. Globalmente, ad oggi, secondo i dati in nostro possesso, non più del 30% della somma messa a disposizione dalla Legge è stata spesa. Una percentuale, questa, calcolata in media tra le opere previste dall’art.2 sia dall’art. 3. Rispettivamente opere sotto il diretto controllo del Sindaco (art.2) che sotto l’egida del Ministero (art.3). Analizzando l’andamento di spesa si passa dalle irrilevanti cifre degli anni 1990 e ’91 a quelle via via più consistenti degli anni ’92 e ’93 fino ad arrivare ai 35 mld del ’94 ed ai ben più fattivi 32 mld dell’ anno 2000, passando per cifre rilevanti negli anni intermedi: segno di progettualità cantierizzata e non solo cartacea. Sono gli anni che fanno vedere ai Reggini una Cattedrale, simbolo della Reggio cattolica, più bella e completamente ristrutturata; che fanno conoscere il castello Aragonese a chi lo aveva solo ammirato quale vecchio rudere, per decenni. Sono i tempi del rifacimento della rete idrica, di alcune reti fognarie di Pietrastorta, Trizzino, Paterriti. Quelli della riqualificazione del Cilea e di tante altre opere di interesse pubblico rilevante. Se si continua nell’analisi fredda dei numeri, si nota l’incontrovertibile ed inaspettato appiattimento della spesa, indice di un arresto della cantierizzazione e quindi dei lavori. Per quanto ci è dato sapere, molte sono le motivazioni: alcune comprensibili altre molto meno. Il problema rappresentato dal fallimento del Consorzio Reggio ‘90 ha rappresentato, certamente, un grosso macigno sulla realizzazione di opere progettate ed appaltate ed ha comportato enormi ritardi legati a problemi pratici e legali. Da annoverare tra gli elementi negativi anche il deteriore fenomeno, cui Assindustria guarda con occhio critico, del fallimento delle imprese aggiudicatarie. Imprese spesso provenienti da altre parti d’Italia con nomi roboanti, ma con consistenze inefficaci. A ciò si aggiungano le lungaggini burocratiche. Per esempio, sugli espropri. Spesso è capitato che un progetto approvato e cantierizzabile sia stato reso vano dalla semplice opposizione del soggetto espropriando. Molte, per questo, le opere definanziate. Da ultimo, ma solo nella nostra esposizione, il deteriore sistema della rescissione dei contratti da parte delle imprese appaltatrici, con il benestare successivo dell’Amministrazione. Cosa, questa, da ascrivere solo agli ultimi e recenti anni. Noi di Assindustria guardiamo ora con molta attenzione, forse maggiore di quanta ne abbiamo prestata fino ad oggi, all’evolversi della situazione. Nei prossimi giorni avvieremo uno studio particolareggiato dello stato dell’arte con la redazione di una scheda informativa per ciascuna opera. Una sorta di certificato di nascita ed esistenza in vita. Ciò gioverà per far conoscere meriti e demeriti delle amministrazioni, al fine di evitare attribuzioni indebite, ma farà anche luce sulle imprese e sulle reali capacità di esse. Un’ ultima nota sul nuovo programma di richiesta di finanziamento per ulteriori opere, presentato dall’attuale Amministrazione in carica. Non v’è dubbio che ogni lavoro progettabile è potenziale risorsa per le imprese reggine e come tale non può che essere ben accetto, ma la credibilità di una classe dirigente si misura sulla realizzazione di ciò che è già in fieri e non solo su ipotetici e magari utopistici progetti.